Nella terra degli Etruschi, che hanno saputo trarre il meglio dal tufo su cui si erge la città, scoprirete un luogo che si offre al visitatore tra medioevo e antichità.
Partiamo dal presupposto che Orvieto è una città meravigliosa, e che trascorrervi un solo giorno è davvero un peccato. Ma spesso le contingenze della vita ti obbligano ad accettare verità amare, dunque: che fare se hai la fortuna di capitare in questa splendida città, ma la sfortuna di non poter restare per più di ventiquattr’ore?
Molto. Si può fare molto. Oltre che, naturalmente, progettare di tornare per più tempo.
Il Duomo di Orvieto
Il nostro breve ma intenso viaggio non può non cominciare dal Duomo, il cui nome completo è basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, che si erge svettando da Piazza Duomo, la piazza più grande di Orvieto, la quale si allarga inaspettatamente a far spazio attorno al suo simbolo più prezioso, grande esempio di architettura gotica.
La sua facciata è imponente, preziosa, splendente d’oro e riccamente decorata con mosaici, bassorilievi e statue bronzee. Trovarsi al cospetto del Duomo di Orvieto ha un grande impatto su tutti, sia che si tratti di turisti alla loro prima volta, che di visitatori abituali.
Acquistando in piazza un biglietto di pochi euro, potrai visitare l’interno dei Duomo, la Cappella del Corporale e la Cappella di San Brizio, stupefacente, interamente affrescata con scene dall’Apocalisse di Luca Signorelli. Con lo stesso biglietto si può accedere anche ai sotterranei del Duomo, al Museo dell’Opera del Duomo, il Museo Emilio Greco e la libreria Albèri.
Un passeggiata tra i vicoli
Dopo aver fatto incetta di arte e bellezza, rilassatevi passeggiando tra i vicoli della città. Ammiratene il fascino tutto medievale. Tra i palazzi in tufo troverete indicazioni dei vari quartieri, che oggi come un tempo suddividono in zone Orvieto.
Date un’occhiata ai negozi di ceramiche, che dai tempi degli etruschi venivano prodotte in quantità, e lasciatevi abbracciare da una perfetta sensazione di rilassatezza tra negozietti, botteghe, caffè, fiorai.
Il pozzo della cava
Orvieto si erge su una rupe di tufo, abitata anticamente dagli Etruschi che trassero da questa posizione grandi vantaggi in termini di protezione da invasioni nemiche. Si trovarono, però, a dover affrontare il problema dell’acqua.
Stare su una rupe protegge e ti permette di difendere bene i tuoi confini, ma per vivere c’è bisogno di accedere a fonti d’acqua che, stando in alto, sono difficili da raggiungere. Gli Etruschi si trovarono fin da subito nell’increscioso problema di dover scavare pozzi profondissimi per trovare falde acquifere, e questo bisogno li portò a generare una vera e propria città sotterranea, che nei secoli ha aggiunto ulteriori spazi, sfruttando quelli già esistenti dell’antichità. Un ventre fatto di cunicoli, pozzi, stanze di raccolta, e poi anche laboratori in cui lavorare la ceramiche, estrarre olio e conservare il vino, e persino allevare animali.
Se da un lato scavare era faticoso e pericoloso, da un lato permetteva di creare ambienti confortevoli per lavorare o conservare cibo, poichè il tufo consente di mantenere una temperatura media costante che permette di non soffrire il freddo in inverno e trovare ristoro dal caldo estivo.
Il Pozzo della Cava è un esempio di come Orvieto abbia sfruttato il sottosuolo nel tempo.
Forse meno spettacolare, architettonicamente parlando, del più famoso Pozzo di San Patrizio, il Pozzo della Cava è il primo e più antico pozzo di Orvieto. Al suo interno è stata trovata una fornace per cuocere le maioliche, resti di ceramiche difettose, attrezzi da lavoro, dei butti (lunghi cunicoli medievali che servivano per gettare rifiuti solidi non compostabili: ossa, frammenti di oggetti rotti), oltre al pozzo vero e proprio, profondo 36 metri, che presenta ancora dell’acqua alla sua base.
Le piazze
Piazza della Repubblica, con la chiesa di Sant’Andrea, la torre dodecagonale e il palazzo del Comune e Piazza del Popolo con lo splendido Palazzo del Capitano del Popolo sono alla portata di tutti. Basta una piccola passeggiata per godere di entrambe e confermare che Orvieto è straordinaria.
Orvieto sotterranea
Quando parlo di Orvieto tra cielo e terra, intendo che è una città se si trova a svettare verso il cielo con le sue torri e il suo Duomo imponente, ma che ha una rete ipogea fittissima, una ragnatela di cunicoli, pozzi profondissimi e veri e propri luoghi di lavoro sotto terra. Ecco perchè, con un biglietto di pochi euro e una visita guidata di circa un’ora, vi consiglio di scendere a visitare Orvieto sotterranea, per guardare coi vostri occhi com’era fatta la città parallela, quella che lavorava e si lasciava proteggere dal sottosuolo.
Il piccione è un animale da sempre molto usato nella gastronomia tipica orvietana, nei secoli scorsi i piccioni venivano allevati nel sottosuolo, dove nel tufo, furono scavate numerose piccionaie. Molte case, soprattutto delle famiglie più facoltose, avevano un accesso privato sottoterra, dove conservavano cibo o allevavano piccioni.
Il perché della scelta dei piccioni è semplice. Sono volatili indipendenti, che non necessitano di essere nutriti, e inoltre tornano sempre al proprio nido. Bastava praticare dei fori d’entrata sufficientemente grandi per farli passare, ed avrebbero colonizzato gli spazi a loro destinati con grande facilità.
La Torre del Moro
Se non vi sentite a vostro agio scendendo nelle cavità della terra, forse amerete salire in alto. In tal caso il posto più bello è la Torre del Moro, costruzione svettante che si erge dal Palazzo dei Sette.
La sua posizione segna il centro della città, un punto importante da cui si diramano i quattro quartieri che la compongono. Salendo i numerosi gradini della Torre e arrivando in cima, potrete godere di una vista mozzafiato su Orvieto e potrete ammirare i meccanismi dell’orologio e la campana.
La soria della Torre del Moro è molto interessante, potrete approfondirla qui: L’immagine civica della città medievale di Orvieto
Cosa ho mangiato e dove
La cucina orvietana ingloba influenze dalla vicina Toscana e dal vicino Lazio, mantenendo viva la tradizione umbra con la sua norcineria. I sapori sono decisi e genuini, sono prevalenti le carni di coniglio, di piccione, le paste fresche, tra cui si distingue l’umbrichello e l’immancabile tartufo.
Cercate, nei vicoli, le trattorie. Piccole, curate, animate da un’atmosfera informale e accogliente, e soprattutto, custodi di buona cucina.
Ecco cosa e dove ho mangiato:
- Umbrichelli – Formato di pasta fresca umbra declinato con condimenti di zona: con crema di tartufo, con crema di fave, pancetta e pecorino, alla gricia con semi di finocchietto selvatico.
- Coniglio in porchetta – Piatto forte della Trattoria del Moro Aronne, si scioglie in bocca e resta per sempre nel cuore!
- Crostini con crema di fegatini al vin santo e con salsiccia cruda, pepe e finocchietto – Nella Trattoria da Carlo si mangia benissimo. Cucina umbro/toscana con ingredienti di qualità e un olio buonissimo. I crostini erano memorabili!
- Frittella al sale – Potrebbe accadere, mentre passeggiate per le vie della città, di sentire profumi inebrianti provenire dai panifici. Entrate subito! Potreste trovare le frittelle più grandi della vostra vita, fatte di pasta lievitata, condite con sale e fritte, tanto fritte. Sono grandi, ma sottili e croccanti.
- Pizza dolce (o salata) di Pasqua – Sotto Pasqua i panifici sono pieni di queste torte lievitate in due versioni: salata con pecorino e pepe e dolce, con scorza d’agrumi, cannella e vin santo nell’impasto. Semplicemente deliziose.
- Dolce della serva – Il capolavoro dell’osteria L’oste del Re. Crema di ricotta, nocciole tostate e una castagna cotta nel vin santo. Memorabile!
- L’Orvietan – Amaro erboristico antichissimo e dal sapore intenso e riccamente aromatico. Ne ho comprato una bottiglia al volo dopo averlo assaggiato presso il punto vendita vicino al Duomo. Se volete saperne di più della sua storia, ecco dove cercare.
Al prossimo viaggio, Liz.
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