di Elisa Ianni Palarchio, ph Jsaura Frisco (cinnamonlady.it)
Per gli autoctoni, i cosentini in particolare, il solo pronunciare la parola “Sila” attiva un’onda di endorfine legate a ricordi intrecciati a scampagnate, buon cibo, svago con amici o famiglia, aria fresca, sollievo dal caos della città, panorami che ti riconciliano con la natura, divertimento, relax, possibilità di praticare gli sport più disparati respirando l’aria più pulita d’Europa.
Il Parco Nazionale della Sila è questo, sì. In prima battuta ti slarga un sorriso e ti sembra di respirare il profumo della resina dei pini anche in mezzo al traffico della città.
Ma passato il flusso di coscienza (corsivo) dei primi istanti, i ricordi personali si alzano in volo, come farebbe uno sparviero, presente, tra l’altro, in gran numero nel Parco, per una veduta panoramica impressionante, che tra colline e valli, fiumi e laghi, ci fa planare su una distesa verde ricca di pini, faggi, ontani, aceri, abeti, di arbusti da frutto, e una fauna che conta tra le sue fila: il cervo, il capriolo, il cinghiale, ma anche la lontra, il gatto selvatico, la martora, nonché il principe del Parco: il lupo, che di esso è anche simbolo.
Avere un quadro completo della vastità della Sila e del composito mondo che ci regala tra flora e fauna, richiede tempo e innumerevoli visite. Ma l’inestimabile pregio che ha avuto il Blog Tour Sila, e si spera possa avere in futuro diventando un appuntamento fisso, è stato quello di regalare l’opportunità di far conoscere un luogo magico a chi non l’aveva ancora attraversato, e di donare l’occasione, a chi come me ha la fortuna di potervisi rifugiare facilmente, di vivere il Parco Nazionale della Sila con occhi nuovi, gli occhi della scoperta, aprendo scenari sempre ulteriori all’interno di paesaggi familiari.
Esiste, come in ogni cosa, una superficie e un livello profondo, questo vale anche per la Sila. La fortuna è poterla rivivere ancora e ancora.
Il percorso che si è snodato nei tre giorni di Tour è partito dalla Fattoria Biò, poco fuori da Camigliatello Silano. Un’azienda agricola con gregge di pecore, vacche, maiale nero di Calabria, da cui, nel proprio caseificio, prepara deliziosi formaggi e salumi silani, intensi, profumati e dal gusto corposo, come solo i prodotti di montagna sanno essere.
Abbiamo visitato anche campi di grano, di patate silane Dop, e un campo di canapa, da cui la Fattoria produce farina per pani e pasta.
Potete ben immaginare che con queste materie prime d’eccellenza, la cucina del posto sia un trionfo di tradizione silana, pecorini alla canapa, al peperoncino, caciocavalli, funghi porcini in un buffet ricco impreziosito da piatti tipici come le “patate ‘mpacchiuse” e la ‘nduja di maiale nero, e a sorpresa degli “scialatelli” alla canapa con crema di porcini, una vera prelibatezza!
A Spezzano Piccolo abbiamo visitato i Giganti di Fallistro, meglio conosciuti come “Giganti della Sila”. Un percorso circolare in riserva naturale, che ci conduce a stretto contatto con enormi pini larici pluricentenari, piantati nel seicento, che raggiungono oltre 45 metri d’altezza e ben 2 di diametro. Questi veri e propri monumenti alla nostra storia naturale, vengono costantemente monitorati e preservati, rappresentando una tappa importantissima per chi volesse visitare il Parco nazionale della Sila attraversando percorsi di grande impatto emotivo, ma anche accessibili a grandi e piccini per la loro facilità d’attraversamento.
Nel secondo giorno il privilegio di arrivare a Longobucco e di essere accolti come a casa propria è stato un’esplosione di gioia!
Questo splendido borgo sorge nella vallata della Sila Greca ed è intensamente intriso di storia, oltre che di bellezza e arte. Fu uno snodo importante ai tempi del brigantaggio, difatti alcuni tra briganti più in vista dell’epoca erano proprio originari del paese, ed è inoltre sede del Museo dell’artigianato silano e della difesa del suolo.
Longobucco è ricca di botteghe artigiane che lavorano filati antichi come il pelo di capra, di cui erano fatti i mantelli dei briganti, o il filato di ginestra. Abbiamo ammirato antichi telai, arazzi dai notevoli intrecci e anche una bottega in cui vengono realizzate sculture uniche in ferro.
Sul piano gastronomico viaggia a testa alta coi suoi panifici dagli ottimi taralli, ma soprattutto con le sue cantine in cui il tempo si è fermato con coraggio, a testimoniare un luogo importante per gli abitanti del luogo, come per i viandanti. Un bicchierino di vino preso dalle botti, una interminabile partita a carte e cucina di casa con prodotti rigorosamente locali ci hanno coccolati nonostante la leggera ebbrezza, che, permettetemi di dirlo, quando si sta in montagna è più che lecita!
Una menzione speciale va ad una lavorazione del maiale tipica di Longobucco, “u sacchiattu” (il sacchetto), che consiste nella zampa anteriore del maiale dalla quale si estrae la carne, si aggiunge sale e pepe nero, si insacca nuovamente nella cotenna e dopo essere ricucita viene bollita assieme alle frittole. Scusate se è poco.
Si può essere sub al contrario, adesso ne ho le prove! Al Parco del Cupone ci si immerge totalmente nel verde come un sub farebbe con l’acqua. La vegetazione ti abbraccia e ti conduce in un’atmosfera fino ad oggi solo sognata. Costeggiando il fiume attraverso il sentiero, un paesaggio da foresta di fiaba antica ti regala lo stupore sopito di quando eri bambino. Tra gli antichi pini, spiccano inoltre grandi esemplari sul cui tronco sono state incise profonde scanalature che servono a raccoglierne la profumatissima resina.
Il Parco Nazionale della Sila nasconde molti tesori, uno di questi è certamente il Treno a vapore che l’attraversa partendo dalla stazione di Moccone e arrivando a San Nicola Silvana Mansio, una stazione bellissima situata a ben 1.400 metri d’altezza.
Il treno della Sila risale agli inizi del novecento, ed è davvero un’esperienza unica da vivere per tutta la famiglia, il suo viaggio lento offre panorami indimenticabili, musica popolare dal vivo durante il viaggio e buon cibo all’arrivo in stazione.
La nostra tre giorni alla scoperta della Sila si conclude sul lago Arvo, a Lorica, dove ci siamo imbarcati sul battello da cui abbiamo potuto ammirare le sponde verdi e boscose cullati dalle acque, un punto di vista davvero privilegiato! Il percorso dura circa 30 minuti, e una guida sul battello dà informazioni sul lago e su Lorica. Non meno importante è che il battello è alimentato a batterie, energia pulita dunque, nel rispetto della splendida natura che ci regala il Parco Nazionale della Sila, splendido in tutte le stagioni.
Al prossimo viaggio, Liz.
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