A scuola di pasta fresca condita con importanti ragù di carne: le tagliatelle all’uovo.
Ho più volte fatto menzione del mio spazio privilegiato in campagna, tra orto, giardino, api, galline, cani e gatti. Da quaggiù l’epidemia sembra solo un’ombra leggera che emerge alle spalle dei nostri discorsi, delle nostre giornate costellate ormai da piccole abitudini. Un’ombra che s’addensa solo quando, a cadenza settimanale, usciamo per fare la spesa al supermercato qui vicino, perchè ci costringe a toccare con mano la paura e le restrizioni cui siamo obbligati.
L’atmosfera surreale del “fuori” mi regala una netta percezione della fortuna che avevo e che spesso non riuscivo a comprendere, trasformando il mio quotidiano in preziosità e occasione unica, apro la sezione “Diario di casa”, uno spaccato semplice e vero sul cibo di tradizione casalinga calabrese e su come gestiamo le risorse di cui ci siamo circondati, anche oltre l’aspetto prettamente culinario.
Ci tenevo però a partire da un caposaldo: il pranzo della domenica, che in primavera è radicato nella preparazione di paste fresche dai diversi formati, condite con importanti sughi di carne.
Al di là della facile ironia, talvolta anche giustificata, sui pranzi luculliani che i meridionali non perdono occasione di organizzare, c’è di fondo un potente retaggio del passato, che ci porta ad associare lo stare assieme, il riunirsi in famiglia come tra amici, ad un evento celebrativo, caricando i piatti di abbondanza così che siano messaggeri di affetto e di felicità.
Più ti amo e più voglio che tu ti nutra in quantità e con i cibi migliori che possa offrirti.
Sembra essere questa la chiave di volta per capire l’abbondanza, in un’epoca in cui l’eccesso non è più così straordinario.
Religione e paganesimo s’intrecciano nel giorno della domenica, dove il riposo dal lavoro favorisce l’incontro della famiglia, riunita per intero a tavola, a celebrare il giorno del Signore per la pienezza dello spirito, e il giorno in cui le tavole sono più traboccanti per la pienezza del corpo.
Quando è il tuo stesso Dio a trasformarsi in cibo e bevanda, mutuando dagli dèi pagani, che amavano essere celebrati con le primizie degli orti e con sacrifici di carni, una consuetudine che è tutt’altro che privazione, allora il tuo appetito è sostenuto e benedetto su tutti i fronti.
Ti faccio dono di un suggerimento: alla nostra tavola è meglio non vestirsi di bianco!
Il sugo è il re dei condimenti primaverili, ma è estremamente insidioso. Nonostante la bellezza di una candida camicia bianca stirata di fresco, faremo meglio ad abbigliarci con colori scuri o sgargianti, con trame fiorate e fantasie piene: il pomodoro non perdona chi lo tratta con leggerezza, soprattutto perchè il ragù della domenica, oleoso e ricco dei grassi mutuati dalle carni, ha una presa intensa sui tessuti. Vi ho avvisati.
La pasta fresca più facile e veloce, a detta delle madri di casa, è la tagliatella. Se si vuole imparare è meglio partire da questo formato che basa la sua abilità principale nel tirare una sfoglia sottile.

Per la buona riuscita della sfoglia c’è di certo bisogno di un’insegnante esperta che metta a disposizione il proprio sapere, ma anche di un impasto ben bilanciato che resti sostenuto senza risultare troppo duro.
Le tagliatelle di questa prima domenica assieme sono pronte, le abbiamo condite con un ragù misto tra agnello e vitello.
L’impiattamento è fondamentale. La dose di pasta deve essere abbondante, e lasciar spazio ai pezzi di carne che il commensale sceglierà con cura e secondo i propri gusti. La carne scelta deve troneggiare sulla pasta ed essere accompagnata dal formaggio giusto. Per me, col ragù che comprende carne ovina, è spesso e volentieri la ricotta da raspa, in questo caso piccante e affumicata.

La tavola della domenica, contrariamente all’abbigliamento dei commensali, è spesso un total white. Perchè? Amiamo circoscrivere il rischio.
Post Scriptum: Non rispetto le posizioni delle posate, ma rispetto cosa verrà servito a tavola. Stavolta però un trend lo abbiamo seguito, la tovaglia candida e pulita non è stirata, pare che ultimamente si usi così e sono stata ben felice di saltare a piè pari l’incombenza di doverla stirare.
Se avete tempo e voglia, raccontatemi dei vostri pranzi domenicali.
A presto, Liz.
Starei ore a leggere ciò che scrivi! Bravissima Elisa 😍
Grazie con tutto il cuore, davvero!
Una descrizione eccellente di questo pranzo domenicale e che dire della pasta e del piatto finale realizzato.
Solo mani esperte possono.
Complimenti per tutto, la voglia è arrivata e penso che è proprio questo lo scopo finale.
Grazie per tutto!!!!!
Grazie a te per tutti gli apprezzamenti!