Non trovavo le giuggiole da tanto tempo, una bella manciata di anni, ma a dimostrazione che le preziosità, le perle rare, stanno spesso nei luoghi piccoli che non ti aspetti, mi trovo a passare in città per altre commissioni e mi fermo presso un piccolo fruttivendolo che porta frutta e verdura locale trovando inaspettatamente una grande cassetta colma di giuggiole.
La giuggiola è un frutto speciale ma non commerciale, è infatti più facile trovarne in piccoli rivenditori che si appoggiano al mercato locale piuttosto che nelle grandi distribuzioni, inoltre è un frutto che non si trova a lungo, settembre e ottobre sono i mesi in cui è più facile trovare questi piccoli portenti.
La grandezza è leggermente maggiore di quella di una nocciola, il colore è rosso scuro e quando sono fresche il sapore e la grana della polpa è del tutto simile a quella delle mele. Ma quando le giuggiole vanno oltre la maturazione, la buccia raggrinzisce e la polpa diventa morbida e più dolce, il sapore s’intensifica, fino a quasi diventare alcolico.
Non ho saputo resistere, conoscendo quanto questi frutti antichi siano rari e pregiati, ne ho comprato una manciata. La ragazza al bancone li ha presi con un cucchiaione enorme, come se fossero caramelle ad una fiera, ed io col mio sacchetto colmo di felicità sobo tornata a casa per la fase due: trovare una ricetta.
Avevo già usato le giuggiole per fare dei muffin, diversi anni fa, forse quello fu proprio l’ultimo anno in cui le trovai. Forse per scarsità di ricett, è sempre un post molto popolare nel periodo autunnale.
In un varco temporale tra il lavoro e casa, non so dirvi come, ho anche trovato il tempo di studiare e scoprire che è la giuggiola è molto comune in Veneto, dove, ad Arquà Petrarca, città delle giuggiole in provincia di Padova nasce il Brodo di Giuggiole, liquore dal gusto unico.
È veneta, anzi veneziana, anche la ricetta degli Zaleti, o Zaeti, biscotti con farina di mais da polenta, che vengono preparati anche con le giuggiole.
Gli Zaleti, praticamente Gialletti in dialetto, prendono il nome dal giallo oro della farina di mais, che tradizionalemente è a grana grossa e si sente sotto i denti. Nulla di male però, se usate la farina fioretto, più fine, nel caso in cui vi infastidisca la texture troppo granulosa.
Nel caso in cui non riusciste a trovarle, potete sostituire la giuggiole negli Zaleti con uvetta o canditi misti o datteri, a voi la scelta.
Ingredienti per circa 30 biscotti:
- 120 gr di giuggiole mature
- 60 ml di grappa
- 150 gr di farina 00
- 150 gr di farina di mais
- la scorza grattugiata di 172 limone biologico
- 1 pizzico abbondante di sale
- 1 cucchiaino di lievito per dolci
- 3 tuorli d’uovo
- 150 gr di zucchero semolato + 2 cucchiai per la superficie dei biscotti
- 130 gr di burro
Mettete a macerare le giuggiole tagliate in pezzetti grossolani nella grappa con un paio di tazzine di acqua tiepida (min 2 ore max tutta la notte).
In una ciotola capiente unite le due farine assieme al sale e al lievito. In una seconda ciotola sbattete, usando le fruste elelttriche, i tuorli con lo zucchero finchè non diventeranno chiari e spumosi, aggiungete il burro fuso ma intiepidito e continuate a montare.
Ora unite gli ingredienti secchi, poco alla volta, alla ciotola con gli ingredienti umidi, mescolando con un cucchiaio o una leccarda. Completate con una generosa grattugiata di scorza di limone biologico e, naturalmente, le giuggiole, che avrete scolato bene bene dalla grappa, senza strizzarle.
Ricavate tante palline usando un cucchiaio come dosatore per fare in modo che abbiano la stessa grandezza, schiacciatene leggermente la sommità, e disponetele su una teglia foderata con carta da forno e fatele rapprendere in frigo per mezz’ora circa.
Al termine del tempo stabilito, infornate a 180 gradi in forno già caldo per 13/15 minuti.
Quando i biscotti saranno dorati, toglieteli dal forno e lasciateli raffreddare su una gratella.
Alla prossima ricetta, Liz.
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