Come in questi anni ho imparato il significato di due aggettivi sui fiori: eduli e melliferi.
Salta alla ricettaDa quando vivo a contatto con orto, pollaio e arnie, il giardino floreale ha assunto un’altra valenza.
Devo ammettere che per i fiori il solo scopo ornamentale è riduttivo, sono meravigliosi e li adoro, ma dato lo spazio di cui hanno bisogno e limite dei metri quadri del mio terreno, mi capita spesso di pensare a quali scopi ulteriori potrebbero servire prima di piantarne di nuovi. Di solito controllo che siano melliferi, ovvero amati dagli insetti e dalle api perché capaci di far loro produrre il nettare.
Come sempre le api la sanno lunga, e di solito una buona parte dei fiori melliferi sono anche eduli, ovvero commestibili. Di alcuni il profumo intenso ed estremamente dolce suggerisce di colpo la possibilità di fare del buon miele, e l’acacia è tra questi. Possedere un albero di acacia, per un piccolo produttore domestico di miele come me è importante per la quantità di cibo che può fornire alle api, non solo per la bellezza dei meravigliosi fiori a grappolo e il loro inebriante profumo.
La mia acacia però è tarda. Mentre tutti gli alberi esplodono in un rigoglio di foglie verdissime e fiori penduli e bianchi, il mio albero ha appena cominciato a germogliare, lasciando ancora scoperti i rami.
Esistono più di 400 specie di acacia, la mia pare essere una Caragana arborensis, produce fiori giallo intenso, anch’essi a grappolo e profumatissimi. Ma quest’anno ha deciso di farsi attendere.
Così l’altro giorno per caso, durante un pomeriggio uggioso e decisamente non consueto per il mese di maggio, sotto una pioggerella leggera e grigia, sono uscita senza voglia di uscire per andare, come i comuni mortali, al supermercato e in farmacia. Al ritorno passo per una stradina interna, dove c’è tanto verde e ampi spazi con prati e fiori di campo. L’acacia robinia, quella comune, coi fiori bianchi, stava sotto la pioggia, in fiore. La sua naturale attitudine a penzolare sia coi rami che coi fiori, sotto quella pioggerella, la dipingeva ancora più malinconica e triste di quel che in realtà era.
Ho colto una ventina di grappoli, la pioggia era leggera e gentile, non li aveva rovinati, aveva però tenuto lontane le api, con le quali generalmente non amo lottare per procacciarmi il cibo.
Sono corsa a casa con un raggio di sole dentro, un’idea: preparare le frittelle, e farle assaggiare a tutti per la prima volta.
Ho usato pari pari la ricetta di Juls’Kitchen, food writer e cuciniera di cui mi fido ciecamente e che ammiro molto per il suo modo di concepire il cibo tradizionale e di raccontarlo così bene. Se mi sto impegnando per esprimere al meglio il mio amore per la cucina lo devo anche a lei e al Workshop for Urkraine di scrittura culinaria a cui ho partecipato. Mi ha motivata molto.
Una cosa molto motivante sono anche le frittelle!
Allegre e scrocchierelle, hanno attirato l’attenzione di tutti in casa e soprattutto la gran curiosità di assaggiare una cosa così strana, nonostante l’uomo mangi i fiori da millenni. Ma noi, calabresi veri, conosciamo profondamente i fiori di zucca, e questo, di solito, ci basta.
Frittelle di fiori d’acacia
Equipment
- 1 padella dai bordi alti
- 1 Ciotola grande per lavare i fiori
- 1 Ciotola di medie dimensioni
- 1 frustino manuale
- 1 schiumarola
Ingredienti
- 4 cucchiai farina
- 1 pizzico sale
- 1 cucchiaio zucchero semolato
- 50 ml birra fredda
- 100 ml acqua naturale fredda
- olio di semi di arachide per friggere
- q.b. miele millefiori per condire le frittelle
Istruzioni
- Riempite una ciotola grande con dell'acqua e delicatamente immergete i grappoli di fiori per lavare le eventuali impurità o scongiurare la presenza di insettini indesiderati. Immergete un grappolo alla volta e tiratelo su dopo averlo mosso in acqua per qualche secondo.
- Disponete i fiori lavati su un canovaccio pulito ad asciugare.
- Preparate la pastella usando una ciotola di medie dimensioni e mescolando prima tra loro gli ingredienti secchi: farina, sale e zucchero.
- Mescolando continuamente con una frusta manuale per non fare grumi aggiungete la birra e l'acqua. Formate una pastella omogenea e liscia e lasciatela riposare per 30 minuti.
- Riempite di olio una padella di circa 18 cm di diametro e dai bordi molto alti. Lasciate che l'olio diventi ben caldo e preparate i fiori.
- Immergete i fiori nella pastella, aiutandovi col gambetto del grappolo. Fate in modo che la pastella li ricopra bene e lasciate scolare l'eccesso.
- Friggete i fiori nell'olio, pochi alla volta, due o al massimo tre. Rigirateli e lasciate che diventino dorati. Toglieteli dall'olio con una schiumarola e metteteli su un piatto con della carta assorbente per togliere l'eccesso di olio.
- Una volta assorbito l'olio di troppo, mettete le vostre frittelle ancora calde su un piatto da portata e cospargetele ripetutamente con un filo di miele. Mangiatele subito, quando sono ancora calde.
Note
Questa ricetta è una sicurezza, è un fritto croccante e asciutto, lo scoprirete da voi ad ogni morso.
La sinfonia è simile al crock! delle chips di patata e già questo vale tutto. Il giro abbondante di miele sulle frittelle calde calde completa una ricetta che è uno snack pomeridiano impareggiabile, e ha portato allegria in una giornata grigia che non avremmo mai pensato di cambiare così. Ve la consiglio, anche perchè il tempo giusto è adesso, e i fiori non aspetteranno a lungo sui rami.
Curiosità:
Non mangiamo fiori a caso e non cogliamoli dove capita, dobbiamo prima essere sicuri che non siano trattati con sostanze chimiche dannose. Ecco un link utile per capire se i fiori che abbiamo adocchiato sono davvero commestibili su Orto da coltivare.
Uno spunto per saperne di più sulle piante mellifere.
Sapevate che la mimosa è un tipo di acacia? Si chiama infatti Acacia Dealbata.
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